In Italia, il "tax freedom day", ovvero la data oltre la quale le famiglie e le imprese cominciano a percepire una remunerazione destinata al risparmio e al consumo personale è il 4 giugno. Ciò significa che, fino a tale giorno si produce e si lavora esclusivamente per onorare il fisco. Sono infatti circa 105,6 i miliardi di euro che le attività italiane versano al fisco ogni anno.
I dati, poco confortanti, sono della Cgia di Mestre che registra come nel nostro Paese l’onore delle tasse sia gravoso e, come se non bastasse, pure maggiore rispetto agli altri Stati dell’Unione Europea.
Non è, dunque, un’esagerazione il paragone dello Stato come un “socio occulto”, dato che quasi la metà degli introiti delle società e dei proventi è destinata allo Stato.
In un periodo di crisi, dettato da congiunture economiche e sociali sfavorevoli, e causato da una serie di fattori, tra cui la globalizzazione che a volte, paradossalmente, può essere limitativa, concorrenza elevata, ma anche da scelte fiscali ed economiche nazionali discutibili e spesso intricate, è necessario che le imprese conoscano approfonditamente la normativa fiscale per poter scovare il bandolo della matassa che consenta, oltre alla sopravvivenza dell’attività, anche e soprattutto la redditività di impresa.
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