Il caso
Tizio veniva condannato in primo grado alla pena di anni otto di reclusione perché ritenuto partecipe di un sodalizio di stampo mafioso da decenni operante nella piana di Gioia Tauro.
Il Gup, invero, aveva ritenuto che l’aver l’imputato aiutato un componente della cosca mafiosa a darsi alla fuga per sottrarsi all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’essersi messo in contatto con i suoi familiari dopo la fuga e l’aver in precedenza ritirato, sempre nell’interesse del medesimo, un’autovettura, fossero comportamenti idonei a descrivere una condotta partecipativa al sodalizio criminoso.
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