Oggi, ovunque, si parla di felicità: letteratura, cinema, televisione, pubblicità, internet trattano continuamente questo tema. Che la felicità sia di moda è un dato di fatto. A oltre duemila anni dalla prima definizione data dai filosofi di questa condizione astratta di estremo benessere, l’aspirazione a raggiungerla è diventata una condizione normale di molti. I film o i manuali di autoaiuto ci suggeriscono che la felicità è la condizione cui aspirare e non bisognerebbe accontentarsi di nulla di inferiore. Quello che è richiesto sono emozioni estreme, si vuole il massimo. Tuttavia la felicità è destinata a finire, ha una durata nel tempo. Da un punto di vista strettamente biologico la sensazione di gioia dovrebbe assicurare la sopravvivenza.
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